Tra tempesta e bonaccia
Lydia aveva sempre usato l’alcol come anestetico per il dolore, ma ora che aspettava un bambino, quell’antidoto le era precluso. Le emozioni la travolgevano senza filtro: un attimo rideva per un ricordo di Sara, quello dopo piangeva senza motivo apparente.
Gli ormoni amplificavano ogni sensazione, trasformando il lutto in un labirinto emotivo dove si sentiva perduta. Ma in quel caos interiore, scoprì una forza nuova: la paura di danneggiare il bambino era più potente di ogni sua debolezza.
Iniziò a tenere un diario, riversando su carta le domande sull’anello e su Sara. Scrivere diventò la sua ancora, mentre l’ombra della bottiglia si dissolveva lentamente. Eppure, più si avvicinava al parto, più un pensiero la tormentava: che madre sarebbe stata, senza aver mai davvero conosciuto la verità su sua madre?